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Lutto nel mondo del giornalismo: addio a Italo Moretti

Morto a 86 anni storico inviato della Rai e apprezzato saggista, celebre per i suoi reportage dal Sud America a cavallo tra gli anni '60 e '70. La sua lunga carriera inizio a Perugia, che nel 2001 lo ha iscritto nell'Albo d'Oro del Comune per aver dato lustro alla città

Lutto nel mondo del giornalismo per la morte a 86 anni di Italo Moretti, abruzzese di nascita (Giulianova) ma perugino di adizione, storico inviato della Rai e apprezzato saggista, celebre per i suoi reportage dal Sud America a cavallo tra gli anni '60 e '70. 

VITA DA INVIATO - A 17 anni a Perugia è già collaboratore di alcune testate locali e quotidiani nazionali, nel 1966 entra in Rai come cronista del Giornale Radio e nel 1968 vine inviato in America Latina: dal Cile, dall'Argentina, dall'Uruguay, con le sue radiocronache racconta le complesse vicende politiche, l'alternarsi dei periodi democratici ai regimi militari e golpisti di quei paesi (nel settembre del 1973, dopo il golpe di Pinochet, fu tra i primi giornalisti ad arrivare a Santiago). Seguono gli anni al Tg2 e al Tg3 (di cui diventa vice direttore nel 1987 e poi direttore nel 1995 mentre dal 1996 al 1998 è condirettore della testata regionale della Rai) alternando la vita di redazione con il lavoro da inviato continuando a dedicarsi alle complesse realtà del Sud America e alle vicende politiche di Portogallo e Spagna. Dall'Argentina dei militari e dal Cile di Pinochet, documenta le fasi e le modalità della repressione denunciando nei suoi servizi la tragedia dei 'desaparecidos argentini', su cui ancora regnava il silenzio della comunità internazionale, e i tentativi di mobilitazione popolare cileni contro il regime militare. È stato anche presidente della giuria del Premio giornalistico televisivo 'Ilaria Alpi'.

SAGGI E PREMI - Da quelle esperienze nascono anche i libri “I figli di Plaza de Mayo” (Sperling & Kupfer, 2002) e “L'Argentina non vuole più piangere. Da Perón a Kirchner: gli anni della dittatura, la crisi economica, i segni del cambiamento di un paese inquieto” (Sperling & Kupfer, 2006). La "Colomba d'Oro per la pace", il "Microfono d'Argento", il "Premiolino", il "Premio Scarfoglio", il "Premio Saint Vincent" (per la cronaca di una sciagura aerea avvenuta nell'aeroporto di Addis Abeba di cui fu tra i pochi superstiti) i riconoscimenti ottenuti nella sua lunga carriera, nel 2001 è stato anche iscritto nell'Albo d'Oro del Comune di Perugia per il lustro dato alla città. Dopo il ritorno della democrazia, ricevette da Raúl Ricardo Alfonsín (Presidente dell'Argentina) e da Eduardo Frei Ruiz-Tagle (Presidente del Cil) le onorificenze dell'Ordine di Maggio e dell'Ordine di Bernardo O'Higgins.  

Il cordoglio di Walter Verini - “Italo Moretti ci ha lasciato. Scompare con lui un grande protagonista del giornalismo e dell’informazione italiana. Un valoroso inviato di guerra, testimone e divulgatore delle lotte di Resistenza e Liberazione dalle dittature che avevano insanguinato paesi latino-americani, dall’Argentina al Cile. Moretti è stato un protagonista del servizio pubblico radiotelevisivo: inviato e direttore di testate e TG, dal TG2 al Tg3. Italo Moretti ha lavorato per tutta la sua vita come giornalista d’inchiesta, contribuendo a squarciare veli e depistaggi su vicende che hanno segnato la storia del Paese, come il caso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Italo era legatissimo all’Umbria e a Perugia, dove tornava ogni volta che poteva e dove viveva e lavorava il fratello Luciano. Presso la sede Rai e poi in altre testate locali iniziò a muovere i suoi primi passi professionali lasciando un segno indelebile di stile professionale e umano. Esprimo il cordoglio del Pd umbro e mio personale”.

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