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"Perugia oltre l'immagine", un libro e una mostra fotografica per l'ultima fatica di Gianluca Mencacci

Il volume edito da Morlacchi è stato presentato alle Cantine Carini di Colle Umberto

Presentato presso l’Azienda Agraria Carini di Colle Umberto il libro di Gianluca Mencacci “Perugia oltre l’immagine”. E, nel contempo, una mostra fotografica (aperta per tutto dicembre) che integra e amplia il volume.

Introdotto dall’editore Gianluca Galli, l’Inviato Cittadino ha illustrato l’opera partendo dal titolo.

Il significato del titolo: perché andare “oltre” significa cercare, tra le pieghe e le piaghe dell’apparenza, il significato storico e identitario del luogo ritratto. Non, dunque, un astratto e asettico senso estetico, non una pura ricerca del bello. Mencacci (con questo lavoro impegnativo e persuaso) riesce a evocare stati d'animo, sensazioni e sentimenti in un clima di appassionata condivisione.

Perché questo libro è utile: perché spiega meglio di tante parole con la semplice e forte suggestione dell’immagine. Non ha bisogno di laurea per essere capito e apprezzato, parla a chiunque.

Non solo immagini. Il libro usa anche le parole, consistenti in un flusso poetico, articolato e legato per capitoli ai contenuti proposti.

Su cosa è costruita la nostra identità? Se vendessimo ai cinesi la Fontana e la sostituissimo con un’altra identica, ma non la stessa fatta di marmi e travertini, cosa succederebbe?.

Cos’è che ci fa quello che siamo? La cultura. Intesa non solo e non tanto come la somma e l’effetto dei libri che abbiamo letto, dei film o degli spettacoli di teatro che abbiamo visto, delle relazioni costruite con persone interessanti… anche quello.

Ma cultura è il senso e la somma di pensieri, affetti, studio, appartenenza. Il vasto enorme mondo interiore (magari anche contraddittorio) costruito negli anni, ma anche ereditato col dna.

E siamo quello che siamo perché ci riconosciamo in qualcosa, in valori condivisi, nelle cose che ci circondano e alle quali siamo legati.

Senza cultura non siamo niente. Se perdessimo questo, finiremmo col rinunciare a una parte di noi stessi, non sapremmo più chi siamo. Potremmo avere una quantità di beni materiali, ma ci mancherebbero cultura e identità.

Grazie allora all’autore (all’editore, a chi visita la mostra e acquista il libro) perché questo libro e questa mostra ci ricorda chi siamo e da dove veniamo in termini storici, antropologici, identitari.

Se perdiamo appartenenza e identità, cessiamo di esistere, siamo dei morti viventi. Non siamo nulla.

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