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Giovedì, 18 Aprile 2024
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INVIATO CITTADINO La Stranieri omaggia Camilleri... senza rancore per quei cannoni restituiti

La Stranieri omaggia il creatore di Montalbano. Partecipato convegno nel nome e nella memoria dello scrittore di Porto Empedocle. Alunni delle scuole, giornalisti, intellettuali e gente comune a rendere onore al genio siciliano

La Stranieri omaggia il creatore di Montalbano. Partecipato convegno nel nome e nella memoria dello scrittore di Porto Empedocle. Alunni delle scuole, giornalisti, intellettuali e gente comune a rendere onore al genio siciliano. Tra gli ospiti anche la moglie, le figlie e i nipoti, insieme a Valentina Alferj, storica assistente dello scrittore siciliano.

“Camilleri ha dedicato la vita alla cultura, all’insegnamento e alla scrittura”, ha esordito Giovanni Capecchi, docente di Letteratura italiana all’università per Stranieri di Perugia.

“Quella di oggi – ha sottolineato Daniele Piccini – è un’intensa giornata di studi, offerti a un grande personaggio di questo secolo”.

Numerosi i temi toccati nel corso della kermesse. L’Inviato Cittadino ha assistito alla relazione del professor Marino Biondi che ha svolto un’appassionata riflessione intorno alla lingua camilleriana. Lo studioso ha sottolineato come Camilleri abbia inventato una mistilingua che miscela, in maniera originale, italiano standard, dialetto siciliano e lemmi della civiltà rurale, tutta mare, terra e corpo. L’ha definita “mescidata”, rilevando come questa risorsa abbia motivatamente costituito il punto di forza di quella scrittura.

“Camilleri fu uomo di vasta e raffinata cultura, ma la sua grandezza sfugge talvolta a recensori frettolosi e legati alla quotidianità della cronaca”, sottolinea Biondi.

Che aggiunge: “Camilleri, col capolavoro ‘Il re di Girgenti’, ha scritto un moderno “Canzoniere”, un prototipo di scrittura contemporanea”.

Come si riesce a penetrare nel linguaggio di Camilleri?

“Il lettore, inizialmente spaesato, supera le difficoltà linguistiche ed entra gradualmente in empatia a dosi omeopatiche, prendendo gusto a questo meticciato, una mistilingua, potente e suggestiva, che coniuga storia e antropologia”.

In conclusione, mi sia permessa una cartolina di peruginità relativa al conflitto fra Porto Empedocle e la Vetusta, quando il sindaco della città siciliana, Varetto, chiese la restituzione degli affusti di cannone appesi alla sala Cannoniera della Paolina (peraltro un falso e un anacronismo clamoroso: cannoni d’età napoleonica inseriti in un contesto del Cinquecento!).

Mi raccontava Giuseppe Agozzino come ebbe a scontrarsi con Camilleri il quale perorava la restituzione per “amor patrio”, caldeggiando le pretese della sua città natale. Il sindaco di Perugia, Renato Locchi, ne “restituì” una coppia, indebitamente richiesta. E fece male. L’assenza si desume dai quattro supporti (due per ogni affusto) privi dei rispettivi cannoni.

Mi disse Agozzino (anche lui siciliano): “La città di Porto Empedocle me li aveva regalati e li avevo fatti ripulire a nostre spese. Che senso aveva rivolerli, dopo averli abbandonati per decenni alla sabbia e alla salsedine?”.

Ma Camilleri fiancheggiava la sua città e i perugini non gliene serbano rancore. Anzi, apprezzano la sua figura di uomo e di scrittore. Il convegno alla Stranieri ne costituisce l’esempio.

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