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INVIATO CITTADINO La gente della parrocchia di Santa Maria Nuova reclama ciò che è suo

Oggetto della richiesta: la restituzione della tela di Francesco Appiani (“Madonna in gloria, con S. Giovanni Battista, S. Filippo Neri e S. Filippo Benizi”) e della scultura lignea del Santo Cavaliere

La gente della parrocchia di Santa Maria Nuova, alla Pesa, reclama ciò che è suo… e che è stato “preso i prestito”, ma non restituito. Si rivolgono al Vescovo Ausiliare di Perugia-Città della Pieve, don Marco Salvi, e al Cardinale Gualtiero Bassetti, ai quali chiedono l’applicazione del principio (“unicuique suum”) posto nella testata dell’Osservatore Romano.

Oggetto della richiesta: la restituzione alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Nuova della tela di Francesco Appiani (“Madonna in gloria, con S. Giovanni Battista, S. Filippo Neri e S. Filippo Benizi”), esposta in cattedrale, e della scultura lignea del Santo Cavaliere, presa dall’altare degli Artigiani ed attualmente esposta nel Museo diocesano.

Scrivono: “Il quadro, di generose dimensioni, risale al 1740 ed era collocato dentro la chiesa parrocchiale di Santa Maria Nuova, posta tra l’Arco dei Tei e l’inizio inferiore di via Pinturicchio.

In occasione dei lavori di restauro, prenderla e portarla in cattedrale fu una scelta eccellente e, per così dire, obbligata. Ma oggi quelle condizioni sono superate. Ora quell’opera è collocata in San Lorenzo, sopra il confessionale prima del transetto di sinistra. Fa bella mostra di sé, ancorché illuminata poco e male”.

Dovuta precisazione: “Ma oggi la chiesa di Santa Maria Nuova è a posto e stabilmente riaperta, oltre che sede di regolari celebrazioni. È peraltro dotata di un efficiente sistema d’allarme”.

Conclusione: “Dunque non sussistono ragioni valide perché l’opera non torni dove stava in origine. Ossia nell’altare del XV secolo, dove si trovava anche il gonfalone di Niccolò Alunno (1466) ora visibile in Galleria Nazionale” (e siamo a evidenziare un’altra mancanza!).

Altra restituzione necessaria è quella relativa alla statua lignea del Santo Cavaliere, protettore degli Artigiani.

Dicono: “Fu concessa in prestito in occasione della mostra del Pinturicchio e se ne attende ancora la ricollocazione nella nicchia in cui stava, dentro Santa Maria Nuova”.

Spiegano perché questa inutile decontestualizzazione toglie senso alla scultura esposta disgiuntamente: “C’è peraltro da aggiungere che la tomba lì vicina (con copertura in travertino, riportante sculture di mestieri e professioni artigianali, con attrezzi relativi) conferisce e restituisce il giusto senso all’opera in parola. Decontestualizzarla significa privarla del significato e dello scopo originario che presiedettero alla sua realizzazione”.

Conclusione in soldoni: “Venga restituito ciò che è nostro”.

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