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"Quella volta che tagliai i capelli a Joao Gilberto, a Perugia per Umbria Jazz"

Il commosso ricordo del “princeps barbitonsorum” Alberto Bottini

“Quella volta che tagliai i capelli a João Gilberto, a Perugia per Umbria Jazz”. Il commosso ricordo del “princeps barbitonsorum” Alberto Bottini.

“Era il 2003. Mi chiamò l’amico Carlo Pagnotta, patron della manifestazione”. Così esordisce Alberto, tricotonsore: “Joao Gilberto voleva farsi i capelli e fui invitato all’Hotel Brufani, dove alloggiava”.

Prosegue: “Mi precipitai. Accolto con simpatia, gli feci il servizio”.

Cosa ricordi di particolare?

“L’unica cosa ‘proibita’ era che gli si andasse sopra il letto: era un comportamento che non sopportava”.

Poi, come andarono i fatti?

“Magnificamente: restò soddisfatto”.

Di cosa parlaste?

“In realtà parlammo assai poco, perché lui si esprimeva solo in portoghese e in lingua inglese”.

Qualche ‘cartolina’ particolare?

“Pagnotta gli chiese di intonare con la chitarra uno dei suoi pezzi. E noi lì, tutti in piedi, pronti ad ascoltarlo, in religioso silenzio”.

E lui accetto?

“Immediatamente. Eseguì uno dei suoi bani più famosi: mi pare che fosse ‘Ragazza di Ipanema’ e ci impressionò con quel filo di voce perfettamente modulata”.

Si dice che fosse una persona intrattabile. Qualche volta abbandonò il palco perché qualcuno tossiva o l’aria condizionata era troppo alta. Con voi come si comportò?

“Da vero signore, con correttezza e cordialità”

E voi?

“Gli facemmo un applauso convinto. Poi pagò la prestazione e chiese di restare solo: doveva prepararsi per la serata”.

Ricorda il sito ufficiale di U.J. “Fu più volte a Umbria Jazz, dove ha anche registrato un live dei memorabili tre concerti al Teatro Morlacchi del 1996. Si è esibito per l'ultima volta a Perugia nel 2003, sempre al Teatro Morlacchi. Sarebbe dovuto essere protagonista anche all’edizione numero 16 di Uj Winter di Orvieto. Ma, a pochi giorni dall'inizio del festival, la sua presenza fu impedita da problemi di salute”.

Non è la prima volta che ti capita di fare un servizio ai grandi della musica, vero?

“Verissimo. Durante Umbria Jazz, sono venuti da me (su indicazione di Carlo) personaggi del calibro di Charlie Mingus, Stan Getz, Gerry Mulligan. Ma con Gilberto c’è stato un feeling particolare”.

Credi di averlo soddisfatto?

“Penso proprio di sì. Peraltro era una ‘testa’ difficile: pochi capelli, esili, sfibrati. Ma feci un capolavoro e l’artista volle a tutti i costi pagarmi, sebbene gli avessi detto che non volevo”.

La cosa finì lì?

“Non esattamente. Un anno dopo, Gilberto chiamò da Milano Pagnotta chiedendogli di ‘mandargli su’ il barbiere di Perugia. Carlo spiegò che era una trasferta impegnativa. Sebbene fossi abituato alle trasferte (andavo in aereo in Sardegna a tagliare i capelli a Saad Gheddafi!), quella volta, causa impegni a negozio, dovetti dire di no”.

Perugia ricorderà con affetto João Gilberto Prado Pereira de Oliveira, grazie anche a questa testimonianza inedita. Grazie ad Alberto Bottini, magister maximus della barbieria perugina che ha inteso farcene dono.

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