INVIATO CITTADINO Via Fabretti-Acquedotto-Via Appia, come ti faccio accedere il pedone
Ma poi, col favore delle tenebre, una manina, o una manona…
Non c’è niente da fare. La mala educación (direbbe Almodovar) la vince regolarmente. Mala tempora currunt! Antico brocardo ciceroniano sempre attuale. E speriamo non si dica et peiora parantur. Ma c’è, francamente, da temerlo.
Era stata segnalata l’invasività di veicoli che ostruiscono il libero accesso a uno dei luoghi più belli della Vetusta.
Parliamo dell’Acquedotto e del tratto pensile che congiunge via Fabretti con le scalette di via Appia e con via Baldeschi. Un percorso amato dai perugini e dai turisti.
Perché da lassù si vede in mondo: la Conca e tanto altro. Mira vidēre potes. Basta percorrere uno stretto camminamento che i nostri antenati, per garantire la sicurezza delle persone, vollero protetto da due muretti laterali.
Non c’è guida turistica che ometta la segnalazione. E non c’è telefonino o digitale che non scatti.
Ma non c’è verso di avere libero accesso. Tanto che, più d’una volta, ci sentiamo domandare: “Dove si passa per l’Acquedotto?”.
Già perché le automobili impediscono di vedere dove si entra. Occupando tutto l’occupabile. E anche quello che non si dovrebbe.
(Foto esclusive Sandro Allegrini)
Passano solo – perché sotto terra – le antiche tubazioni che, attraverso San Benedetto dei Condotti e via del Fagiano, scendono per poi risalire dentro il cunicolo che le porta dritte alla Fontana Maggiore.
Ma l’automobilista indisciplinato poco si cura del rispetto della città. L’importante è piazzare la macchina sotto casa. Anzi: proprio davanti al portone.
E così il Comune, messo sull’avviso, fa collocare come elemento di dissuasione due robuste transenne del cantiere. E fa benissimo. Ma non ha fatto i conti, si diceva, con la mala educación.
Perché, col favore delle tenebre (e spesso anche in pieno giorno), c’è chi scansa le transenne e piazza il gippone.
Tanto, chi volete che venga a controllare? Perugia mia (diceva il grande Marcello Monacelli), non ti riconosco più. E fa male al cuore. Parecchio.