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INVIATO CITTADINO Vandali con la bomboletta, imbrattato il liceo Mariotti

La scritta, vergata oggi con lo spray (dietro il cartello della riserva di posto per l’handicap) riporta – all’interno di una nuvoletta – l’affermazione “Odio stare fermo”

Scritte sulla pietra e con lo spray al liceo classico Mariotti: diverse in tutti i sensi. Lapide fissata in alto, a destra del portone. Da mariottini, ci siamo più volte soffermati ad ammirare quel volto austero di Giovanni Bini-Cima (1845-1905), la cui lapide porta la scritta “Ebbe gentile il core. Fu selvaggio, fu triste e soffrì molto”. In rilievo su marmo appare un personaggio con cappello a larghe falde, fiocco aperto sulla giacca sciallata, baffo importante, sguardo disteso nel vuoto. La lira e l’alloro del poeta come simboli identitari. Un trionfo del romanticismo ottocentesco. In effetti il poeta-traduttore assisiate, fervente patriota mazziniano, ebbe vita travagliata.

Di origine nobiliare, a causa di dissesti economici familiari, oltre all’insegnamento precario, dovette adattarsi a lavori di copista e fu cacciato da Assisi, oltre che perseguitato per le sue idee libertarie. Finì la carriera al liceo Mariotti, spesso travolto dalle polemiche. Oggi non se ne ricorda nessuno e pochi guardano quella lapide. Personalmente provavo un senso di strazio e di pietà, guardando quel volto sofferente, con lo sguardo perso nel vuoto.

La scritta, vergata oggi con lo spray (dietro il cartello della riserva di posto per l’handicap) riporta – all’interno di una nuvoletta – l’affermazione “Odio stare fermo”. Di certo, una comunicazione non essenziale né significativa. Se ne rende necessaria l’immediata rimozione, messa com’è, proprio sotto la lapide di quel grande. Un consiglio per i valorosi docenti del Mariotti: facciano una lezione spiegando chi fu Giovanni Bini Cima.

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