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INVIATO CITTADINO Tradizioni perugine: San Costanzo e l’occhiolino

Il famoso “occhiolino”: una tradizione che incrocia religiosità, superstizione, storia locale, antropologia

San Gostanzo che faceva l’occhiolino, sì, ma solo alle ragazze “a posto”. Il famoso “occhiolino”: una tradizione che incrocia religiosità, superstizione, storia locale, antropologia.

Si dice che le ragazze “da marito” (per non definirle offensivamente “zitelle”) si recassero alla chiesa di san Costanzo (che in perugino è Gostanzo, come “cravatta” è “gravatta”) in attesa dell’occhiolino, segno inequivocabile del fatto che entro l’anno sarebbero convolate a giuste nozze.

Naturalmente, era richiesto un prerequisito indispensabile oltre alla disponibilità di un fidanzato. Udite udite! Bisognava che fossero illibate, espressione che nel nostro dialetto si rende con “a posto”, per dire “vergini”.

In caso che l’atteso occhiolino non arrivasse, c’erano da attendersi robusti sfottò circa la moralità della ragazza.

La frase di rito era: “San Gostanzo da l’occhio adorno, famme l’occhiolino sinnò n ciartorno”. Ossia: “San Costanzo dall’occhio bello, fammi l’occhiolino, altrimenti non ci torno”. Che era come dire: “Se non assecondi il matrimonio, smetterò di venerarti”.

L’occhiolino consisteva in una “presunta” strizzatina d’occhio, invero solo asserita e in realtà inesistente. Difatti, fra la luce tremula della candele, c’era chi voleva vedere quel segno, fantasiosamente mostrato da una scultura lignea un po’ deteriorata, e oggi scomparsa.

La ragazza, tornata a casa, si sentiva apostrofare, dalla mamma e dalle donne di casa, con la domanda: “Tla fatto?”.

Bastava dire di sì – anche per salvare la moralità – ma il matrimonio non era garantito.

C’era anche qualche fanciulla che, indispettita per il mancato occhiolino, si rivolgeva al santo con la battuta: “San Gostanzo, amò tel dico, quand’ artorni ho preso marito!”. Il che equivale a sostenere che, al “ritorno” del santo, ossia alla ricorrenza dell’anno successivo, il marito lo avrebbe preso lo stesso. Alla barba della mancata complicità del santo del “tòrqlo”, decapitato al Trivio di Foligno. E jé sta bene.

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