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Domenica, 28 Aprile 2024
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INVIATO CITTADINO Son cento e più, ma la mente e il cuore sono vividi e carichi d’amore

Il racconto della Befana nei ricordi di nonna Ettorina Adanti

Ha svoltato i 100 e è in cammino verso i 102, che compirà il prossimo novembre.

È un personaggio noto nel civitellese, dove risiede. Ma la conoscono a Perugia e a Ponte San Giovanni dove, con tanti amici, festeggiò, un paio d’anni fa, il genetliaco del primo secolo di vita.

C’erano, oltre al sindaco Andrea Romizi, il consigliere Paolo Befani, il nipote Elio Clero Bertoldi, il figlio Ezio, che ha invitato amici, civitellesi e ponteggiani, tuderti e perugini.

Ma anche personaggi come il fotografo professionista Wang Hui Taua, la poetessa Nuvoletta Giugliarelli, il film maker e giornalista Gino Goti. Oltre a un gruppo di scout che servirono a tavola.

La longevità di nonna Ettorina è abbinata a una mente straordinariamente vigile, a una memoria prodigiosa, a una inusuale capacità di dialogare col presente.

Il figlio Ezio Bertoldi ci manda un filmato registrato proprio stamane. L’aveva ripresa a letto, il che ci ha suscitato una certa preoccupazione.

Per tranquillizzarci, Ezio ha poi inviato una seconda versione, con Ettorina in poltrona, a ripetere la poesiola sulla Befana scritta proprio da lei. Addirittura in rima baciata. Ne evitiamo la trascrizione, a causa di qualche passaggio che si perde, ma ne riportiamo il senso.

Ettorina smentisce categoricamente che la Befana  sia vecchia, brutta e nera. Racconta di averne spiato l’arrivo dal buco della serratura. Portava dei regali: ne aveva le mani piene.

“Ma, peccato, di spalle era voltata e non la vedevo bene. Ma era giovane, snella e bella. Io non le vidi il viso, ma dai regali capii quant’era buona”.

"Poi mi sono accorta che assomigliava tanto alla mia mamma".

Parole semplici, ma efficaci. Toccanti. Che ci raccontano non solo la Befana. Ma testimoniano il fatto che si può pensare e voler bene alla mamma per sempre. Con un’espressione (per sempre) che è lecito usare solo ai vecchi e ai bambini. Perché la mamma è qualcosa che segna, appunto, per sempre.

Anche a cent’anni passati. Quasi… centodue.

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