INVIATO CITTADINO Regna, per strade e piazze della Vetusta, Sua Maestà il Torcolo
Unanimemente accreditato come “rex convivii” il dolce che omaggia il compatrono Costanzo
Dominus civitatis Perusiae fin dalle prime ore del mattino. E lo sarà ancora per tutta la giornata.
Non c’è slargo, o spazio angusto, in cui non domini il dolce del patrono ufficiale. La cui forma ricorda la sezione del collo, dopo la decapitazione, con quei canditi a simulare pietre che testimoniano preziosa santità.
La fila ai forni. Davanti allo storico Ceccarani di piazza Matteotti c’era la fila fuori. Come a Monteluce e altrove.
Anche alle Logge dei Lanari, all’ingresso della mostra vespistica, si distribuiva generosamente il torcolo di san Costanzo.
Ma, quando non si paga, è ancora più buono.
Scena da immortalare a San Costanzo. Dove avevano scritto, coi torcoli, il nome del patrono. Dolci già preparati e tagliati. Al via del sindaco, assalto alla baionetta. Si parla non di minuti, ma di secondi. Tanto che il cronista non ha fatto in tempo a immortalare e aspetta lo scatto dell’amico Umberto.
In corso Vannucci, davanti al Palazzo dei Priori, c’era popolo in attesa già da un’ora prima dell’apertura, prevista a mezzogiorno. Mancava la scritta hic sunt leones. Tutti pronti a scattare da dietro le transenne. Sotto l’occhio vigile dei volontari della Protezione Civile.
Un assalto ai forni di manzoniana memoria. C’era anche chi discuteva per prendere i posti migliori. Ma ormai è un rito. E l’atteggiamento è trasversale alle età e alle categorie sociali.
Arriva Romizi e con lui Merli. Al sindaco viene consegnato un torcolo. Lui lo mostra al pubblico e si presta agli scatti dei fotografi. La gente scalpita. Finché si dà il via e parte la corsa.
Ci sono gli estemporanei e gli organizzati. Gli uni prendono la fetta di torcolo e si dirigono verso il vinsantino. C’è chi, invece, fa il giro dei gazebo dei forni e si ri-fornisce. Mastica, tiene un pezzo in mano e nell’altra mano la busta.
Una scena, a suo modo, divertente. Che ricorda tempi di fame e carestia.
Ma ormai è tradizione. E certo è che i perugini il torcolo lo mangiano per divozzione. Considerando che è più buono quando è a gràtise. Inutile negarlo.
(Foto Sandro Allegrini)