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Lunedì, 29 Aprile 2024
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INVIATO CITTADINO Palazzo Gallenga. Ma chi ha detto che il cinema l’hanno inventato i Lumière?

Fabio Melelli parla del cinema “in giardino” per il Garden Club Perugia

Uno degli storici del cinema più enciclopedici (tra quelli rintracciabili lungo tutto lo Stivale) rivela che il cinema “nasce nel giardino”. Osservazione appetitosa, trovandoci, appunto, in una conferenza voluta dal Garden.

E smentisce che sia – come comunemente si sostiene –  quel 28 dicembre 1895 a Parigi a segnare l’esordio della Decima Musa.

Esisteva il cinema prima dei Lumière. Ma il merito dei fratelli Auguste Marie Louis Nicolas e Louis Jean Lumière è quello di essere stati i primi ad offrire uno spettacolo cinematografico a un pubblico pagante, con riprese dal vero di persone e situazioni.

Antecedentemente ai Lumière c’era stato, il 14 ottobre 1888 (sette anni prima), un film della durata record di ben due secondi, con la ripresa di parenti e amici dell’autore Louis de Prince, il vero, primo inventore della cinepresa. Sparito inspiegabilmente di scena e ritrovato cadavere anni dopo. Era stato probabilmente vittima della lotta dei brevetti, con ricadute economiche di rango. Dell’invenzione della macchina da presa si sarebbe appropriato con l’imbroglio Thomas Alva Edison, con oltre mille brevetti a suo nome. Chiariamo che non fu lui a inventarlo ma, caso mai, nei suoi laboratori,  William Kennedy Laurie Dickson (Wikipedia dixit).

È naturalmente impossibile non citare L’arroseur arrosé, (“L’innaffiatore innaffiato”) filmato comico a soggetto col titolo originario di Le jardinier. Che di secondi ne assomma ben 40. Uscito dalla factory degli accorti fratelli che nel nome ricordano il concetto di luce, tanto da essere diventato eponimo della stessa capitale: Parigi, epitetata usualmente come la ville lumière.

Chiarendo da parte nostra (per non fare la figura dell'asino) che le ragioni non si riferiscono al cinema, ma all’illuminazione pubblica e, insieme, al suo essere stata la patria dell’Illuminismo. Quando si dice il caso!

Melelli ha compiuto una raffinatissima e documentata  diegesi dei giardini umbri impressi nella pellicola.

Ha parlato, ovviamente, del Giardino dei Finzi Contini, ferrarese fino a un certo punto, ma anche di opere meno artistiche che raccontano una location di casa nostra, come i Giardini Carducci o le fonti del Clitunno (Paolo e Francesca di Raffaello Matarazzo, 1950).

Interessanti i film iniziati nel 1943, interrotti a causa dei noti eventi e poi ripresi nel 1945-47. Con la peculiarità di essere partiti bellicisti (di propaganda fascista) ed essere arrivati pacifisti (in clima da dopoguerra). Quando i 45 milioni di fascisti divennero, miracolosamente, 45 milioni di antifascisti.

Riflessioni sul giardino come luogo edenico, sospeso, metaforico.

Non senza far riferimento a capolavori quali Pane e cioccolata, che Melelli ha proposto in un apprezzatissimo volume di ricerca e divulgaziona alta.

Tante le clip e gli esempi. E le signore del Garden, affascinate dal tema e dal relatore, non lo lasciano andar via e si propongono per uno scatto ricordo. Orgoglio cinefilo-naturalistico perugino.

Foto - Fabio Melelli, a Palazzo Gallenga-Stuart, parla del cinema “in giardino” per il Garden Club Perugia

(Foto esclusive Sandro Allegrini)

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