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INVIATO CITTADINO I cori di Voices for Peace stipano l’Aula Magna di Palazzo Gallenga

Un concerto, fuori concorso, di quattro cori partecipanti al Festival Corale Internazionale

Cantare la Pace con spirito persuaso e limpida voce. Con gioia e perfino con umorismo.

Una colomba che, al posto del ramoscello d’olivo, fa uscire dal becco note di gioia.

Erano quattro le Nazioni rappresentate nella Kermesse alla Stranieri.

Un coro norvegese, uno polacco, uno estone e uno venezuelano.

Foto - Voices for Peace all’Aula Magna di Palazzo Gallenga

(Foto Sandro Allegrini)

Quattro stili, quattro connotazioni antropologiche, accomunate dalla condivisione del messaggio.

Tutti bravissimi. Tenerissime le bambine estoni che hanno arricchito la parte vocale con mimo e rumori ad imitazione di animali: una freschezza che solo la tenera età è in grado di offrire, regalando emozione e commozione.

A chiudere il Coro Orfeón della Universidad Central de Venezuela (Caracas) che ci ha regalato intensa suggestione, probabilmente dovuta anche a una maggiore familiarità con la lingua sorella.

Un brano, Cuando te beso, ha cantato l’amore nel linguaggio universale della musica. “Quando mi baci / posi sulla mia bocca / un Premio Nobel”, cantava un persuaso tenore. E poi il Maestro Raúl López che ha imbracciato una chitarra etnica a quattro corde dirigendo, suonando e cantando insieme ai suoi oltre quaranta coristi.

Emozioni che solo la musica può regalarci. Col valore aggiunto di un tema apprezzato e condiviso come quello della Pace.

Nella città di Aldo Capitini che ne fu persuaso corifeo. E la cui bandiera colorata sta, a San Matteo degli Armeni, a ricordarci chi siamo e da dove veniamo.

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