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INVIATO CITTADINO Gisella e i suoi accoliti non si curano del decreto del vescovo Marco Salvi. Dicono: “Noi andiamo avanti”

Certo che don Marco a Perugia stava più tranquillo

Richiamandosi al principio cavouriano “Libera chiesa in libero Stato”, non ci stanno.

Sono pronti a cambiare nome, dato che con quello precedente l’Associazione è stata sconfessata. Pare che, prudentemente, l’abbiano già fatto. La chiameranno “La Regina del Rosario”, evitando di utilizzare Madonna. Un brand su cui la chiesa cattolica ha, per così dire, titolarità esclusiva.

La sentenza della Commissione è inappellabile: constat de non supernaturalitate, che equivale a dire "nulla di soprannaturale".

Pertanto la cosiddetta Madonna di Trevignano non è mai apparsa e non ha compiuto miracoli. Non manda messaggi. Specie a Gisella Cardia.

Conseguenza logica: i preti non possono più dire messa in quel luogo. Sebbene ce ne sia stato qualcuno che lo ha fatto, asseverando, in qualche modo, posizioni oggi ufficialmente smentite.

Hanno un bel dire l’ex vescovo ausiliare di Perugia, don Marco Salvi e la Commissione da lui costituita. Negando valore e veridicità alle presunte apparizioni e agli asseriti messaggi che “veggente” e soci continuerebbero a ricevere. L’ultimo anche per dire sursum corda: non prevalebunt.

Gli accoliti negano di avere fisionomia settaria e contestano gli accertamenti di teologi ed esperti di ogni tipo.

Dicono, sicuri: “Andremo il 3 aprile al Campo delle Rose, luogo consacrato (?), e nessuno ci potrà fermare”. Questione su cui sussistono però serie perplessità.

“Perché non hanno verificato la validità delle stimmate che Gisella ha ricevuto?”, affermano, sfidando le autorità ecclesiastiche.

Ci sono però due piccoli particolari. Invero, quelle “stimmate” nessuno le ha ancora viste, dato che erano celate sotto i guanti. E c’è poi da dire che indagini e istruttoria della Commissione costituita dal vescovo Salvi sono precedenti al “miracolo”.

La Madonna di Trevignano non si può dunque denominare col nome della Vergine Santissima.  Il verdetto della Commissione è inesorabile: in quei fatti riferiti da Gisella non c’è nulla di soprannaturale.

Quali le conseguenze?

Ci si chiede se la “sentenza” della Commissione possa anche comportare, per così dire, effetti civili.

Insomma: quel luogo che era classificato come terreno agricolo è stato trasformato e, non essendo riconosciuta la veridicità delle apparizioni, dovrà essere riportato alla condizione precedente? Il Comune può imporlo? Il mutamento di destinazione d’uso è sotto gli occhi di tutti, ovviamente. Lì non si coltiva nulla, ma ci si riunisce in preghiera, dietro a una “santona” che afferma di aver moltiplicato non pane e pesci, ma pizza e gnocchetti.

E, così come la Chiesa fa divieto di usare il nome “Madonna”, potrebbe anche il Comune imporre il divieto di utilizzare il nome di Trevignano nelle comunicazioni di Gisella ai fedeli e all’universo mondo?

Questioni in ordine alle quali dovranno pronunciarsi fior di esperti.

Si aspetta anche la conclusione delle indagini della procura per stabilire se si configurino possibili reati come l’abuso della credulità popolare. Anche se le offerte sono classificate come donazioni volontarie. Insomma: do i soldi a chi voglio.

Peraltro, il denaro donato da un soggetto per la costruzione di un “tempio” su quel terreno è stato ricevuto legittimamente? Adesso che non si costruisce niente, dovrà essere restituito?

E, se l’Associazione non è legittima, che fine fanno i beni da lei gestiti? Dato che la spinta di carattere religioso che la motivava è ufficialmente  smentita?

Altro quesito (retorico!): si potrà andare con le auto in quel luogo ritornato a terreno agricolo? Dato che, come affermano le autorità religiose, la Madonna non ci ha niente a che vedere?

Certo è che il vescovo don Marco Salvi potrebbe ripensare con nostalgia al periodo in cui era vicario del cardinale Bassetti fra i travertini della Vetusta. E tutto era tranquillo. Con la Madonna delle Grazie su una colonna della cattedrale. Quella sì: vera, autentica, venerata da noi perugini e non solo.

Ecco perché ci piace proporre in pagina don Marco Salvi (tornato a Perugia per l’inaugurazione della libreria delle Volte, subentrata alle Paoline) col collega Ivan Maffeis . Ai lati le due Madonne delle Grazie perugine: a sinistra quella effigiata nella colonna in cattedrale; a destra quella nella chiesa di Santa Maria Nuova, la più antica, affresco staccato dalla chiesa originaria dentro la Rocca Paolina.

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