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INVIATO CITTADINO Quando il Comune impedì di scrivere chi è stato Claudio Spinelli

Incredibile ma vero, ma si può rimediare

Quando il Comune impedì di scrivere chi è stato Claudio Spinelli. Incredibile ma vero. Era il dicembre 2012, decennale della scomparsa del poeta perugino. D’intesa, e col convinto assenso della famiglia, sollecitai la Commissione toponomastica ad intestare una strada al massimo poeta della Vetusta, vissuto a lungo in via dell’Arco, in un piccolo edificio affiancato al liceo ginnasio Annibale Mariotti.

Avanzai quella richiesta in veste di fondatore dell’Accademia del Dónca, Associazione che aveva eletto come “nume tutelare” il poeta massimo della peruginità. L’occasione era ghiotta per diversi motivi. Innanzitutto, non si toglieva niente a nessuno: nel senso che la stradina non era intestata a un personaggio. Il cosiddetto “arco”, peraltro, non era altro che una misera volticina. Inoltre, nella strada non c’erano residenti: dunque non si sarebbe costretto nessuno a rifare documenti come patenti di guida o carta d’identità.

Per non dire dell’opportunità della vicinanza alla scuola, circostanza che avrebbe consentito a tanti giovani di avvicinarsi alla figura del personaggio, popolare e nobilissimo. Presentai un dossier sulla vita, le opere, la bibliografia del poeta e, nel decennale esatto dalla morte, fu fatta l’inaugurazione. A distanza di qualche tempo, posso anche rivelare che il costo delle due pietre e del lavoro d’incisione fu sostenuto dalla famiglia e che il Comune si limitò a murare le targhe odonomastiche.

In quell’occasione mi presi però una solenne arrabbiatura, perché s’impedì di scrivere su quelle pietre gli attributi “politico e poeta”, seguiti dalla data di nascita e della morte (12 giugno 1930 - 4 dicembre 2002). Mi si disse che le norme lo impedivano perché le scritte “potevano creare distrazione nei conducenti”. “Ma come? - risposi – se in quella stradina una vettura nemmeno c’entra!”. Ma non ci fu nulla da fare: quelle notazioni furono capronescamente impedite. “Capre, capre!”, grida Sgarbi. E qualche volta ha ragione.

Ora, gli studenti di quel prestigioso liceo sapranno mai chi è stato Claudio Spinelli? Forse un patriota dell’Ottocento? Un “pastore” arcade del Seicento? Che danno potevano mai fare quelle due righe? Credo, al contrario, che potessero solo giovare alla conoscenza della storia cittadina e dei suoi personaggi migliori.

Ricordo che proposi un’incursione notturna per staccare le pietre e farci incidere le colpevoli omissioni. Ma non si ebbe l’ardire di farlo. Credo, ragionevolmente, che nessun giudice ci avrebbe condannato per quell’atto risarcitorio. Così sopportammo l’obbrobrio, in nome della… “legalità”. Ma non si potrebbe, oggi, fare questa cosa, in modo un po’ più… “legale”? Può forse nuocere a qualcuno? Non si può rimediare a un’imperdonabile stonatura?

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