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Inchiesta sanità in Umbria: "No al blocco delle assunzioni e delle stabilizzazioni negli ospedali"

La Cgil: "A pagare non possono essere cittadini ed operatori"

Dopo l'inchiesta sanità che si è abbattuta sull'Umbria "è molto alto il rischio di una paralisi che potrebbe ricadere su cittadini ed operatori”. La denuncia è di Mauro Patiti, segretario regionale della Fp Cgil Medici, che, rivolgendosi alle istituzioni, chiede che “si lavori da subito per prevenire effetti nefasti e irreparabili sui servizi sanitari e sul personale medico e sanitario, già da tempo sovraccaricato da condizioni di lavoro ormai inaccettabili”. 

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E ancora: "L'azione giudiziaria - dice Patiti - necessaria per ristabilire la legalità nella nostra regione, non può però portare al blocco dei processi di stabilizzazione e di adeguamento del personale avviati negli ultimi mesi". Come spiega il sindacalista, "l’Umbria da anni compare tra le prime tre Regioni benchmark in termini di prestazioni e qualità dei servizi sanitari esclusivamente grazie alla dedizione ed alla professionalità degli operatori, vista l’inarrestabile e progressiva riduzione del personale. Concorsopoli non deve essere l’alibi per mandare in tilt la Sanità umbra nella sua totalità”. 

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Gli fa eco Antonella Pecci che nella Fp Cgil coordina i dirigenti sanitari e amministrativi: “Il piano assunzionale rischia di essere bloccato all’origine perché vanno immediatamente sostituiti i responsabili amministrativi che devono seguire le procedure di selezione concorsuale”.
“All’Ospedale di Terni ad esempio - prosegue il coordinatore delle Fp Cgil Medici dell’Azienda, Francesco Fioriello - abbiamo fatto un lavoro enorme per avviare le procedure concorsuali, sarebbe ora una catastrofe vederle bloccate”. E ancora: “Confermiamo, come già ribadito dalla Cgil dell'Umbria, pieno sostegno e fiducia nell'azione della magistratura che deve andare fino in fondo - conclude Fabrizio Fratini, segretario generale della Fp Cgil dell'Umbria – al contempo, è evidente che la nostra regione ha assoluta necessità di personale per rispondere ai bisogni sanitari. A pagare non possono essere cittadini ed operatori”.

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