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Domenica, 28 Aprile 2024
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IL RACCONTO di Ruggero Luzi | Cara moglie, ho visto il cielo dalle fessure della baracca ad Auschwitz

Il racconto breve, bellissimo, struggente del nostro dottor Ruggero Luzi che di ritorno dai campi di sterminio ha immaginato questa lettera invisibile di un internato alla propria famiglia che non avrebbe mai più rivisto

Il racconto breve, bellissimo, struggente del nostro dottor Ruggero Luzi che di ritorno dai campi di sterminio ha immaginato questa lettera invisibile di un internato alla propria famiglia che non avrebbe mai più rivisto. Poche righe ma intense e che fanno riflettere nel giorno dell Memoria. Buona lettura. 

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di Ruggero Luzi

Cara moglie, ho visto il cielo dalle fessure della baracca mentre c’era chi dormiva e chi smaniava. La luna doveva essere dall’altra parte ma il suo chiarore me la faceva immaginare, la stessa che ci faceva compagnia in quella notte che a piedi nudi passeggiavamo nella spiaggia e ci siamo abbracciati per la prima volta e ho sentito il sapore umido delle tue labbra. Sento il tuo odore  e vedo la stessa luce che viene dal mare riflessa sui tuoi occhi lucidi. 

Cara moglie, sei la mia fidanzata e sogno di sposarti, di prenderti in braccio e di adagiarti sul letto della nostra prima notte  e le assi diventano morbide e non sento più il dolore delle ossa povere di carne e le piaghe sono guarite dopo il bagno caldo della stanza d’albergo. Cara moglie, che  gioia la nascita del nostro unico figlio e quanta apprensione in quelle ore che chiedevo a chiunque che con una divisa attraversava la porta del travaglio. 

Anche qui ci sono divise e il travaglio m’è dolce in questa notte del vostro ricordo, di quanto eravate belli con  lui adagiato sul tuo grembo che ho preso in braccio da farmi dimenticare il dolore che ho ora nel solo cambiargli posizione e sollevarlo fino alla benedizione del nostro Dio. Cara moglie, ho voi nel mio cuore che sento pulsare sempre più nitido per le costole che si separano giorno dopo giorno , e quando la mia anima volerà via dalle fessure di questo corpo lacero vi cercherò fra le mille stelle che ora addolciscono il mio sonno.

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