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“Sempre più difficile fargli accettare i no”, all'asilo Tantetinte il sostegno psicologico per genitori

Una tavola rotonda con lo psicologo Nicola Fuso per per imparare a gestire le emozioni e crescere figli armoniosi

Si è svolta presso il nido d’infanzia “Tantetinte – Il Nido delle Idee”, una tavola rotonda aperta alle famiglie dei bambini iscritti al servizio educativo e condotta dallo psicologo Nicola Fuso sul tema della gestione dei capricci dei bambini nella fascia di età 0 – 6 anni.

“Affrontare i capricci rappresenta una delle tante sfide che i genitori devono affrontare quotidianamente. Quello che viene comunemente chiamato capriccio, può esser meglio definito come un comportamento bizzarro ed oppositivo che spesso sfocia in una crisi di rabbia che indica l’incapacità del bambino di riconoscere, comprendere e regolare le proprie emozioni rispetto agli stimoli provenienti dall’ambiente che lo circonda – ha ricordato Fuso - Le emozioni sono appunto una risposta di adattamento a quello che accade nel mondo esterno, e, come specie, ci accompagnano da migliaia di anni ed hanno permesso la nostra sopravvivenza”.

Le emozioni sono innate in ogni essere umano e il loro sviluppo è diverso da individuo a individuo ed è essenzialmente caratterizzato da tre aspetti fondamentali: “un aspetto biologico, cioè l’insieme dei processi genetici e biologici del nostro cervello, alcuni dei quali ereditati dai nostri genitori ed antenati – ha riferito Fuso - un aspetto psicologico: l’insieme dei processi mentali, emozionali, percettivi e spirituali; ed infine l’aspetto sociale: ovvero l’influenza dei sistemi come la famiglia, la comunità e la cultura di appartenenza. Le emozioni quindi che si celano dietro al comportamento oppositivo, al capriccio, sono molte e diverse da bambino a bambino, tra le principali troviamo: rabbia, paura, senso di frustrazione e smarrimento, instabilità, senso di impotenza. Seppur in apparenza, può sembrare che i bambini mettano in atto tali comportamenti oppositivi per far del male ai genitori, è stato ampiamente dimostrato che dietro a questi sentimenti si nasconda il bisogno del bambino di essere ascoltato, compreso e protetto da queste sensazioni che non conosce e quindi lo spaventano, ma che non può (e non deve) bloccare, infatti esprimere e tirar fuori le emozioni è fondamentale per crescere in maniera armoniosa e per imparare a regolare il proprio comportamento in relazione all’ambiente di vita ed a chi ci sta accanto”.

In tutto questo il “compito dell’adulto è quello di favorire l’espressione di tali emozioni, fornendo al bambino il supporto necessario affinché, nel tempo, riesca a gestire da solo i suoi stati emotivi. Nel momento della crisi è bene monitorare il comportamento del bambino per evitare che si faccia male, una volta che riuscirà a guardare negli occhi il genitore ed a mantenere il contatto visivo, abbassandosi alla sua altezza, per evitare asimmetria, il genitore potrà attuare un primo approccio di natura fisica: un abbraccio, una carezza. Dal momento in cui il bambino accetta il contatto fisico e il pianto o le grida terminano si potrà spiegargli quanto accaduto e ragionare con lui su come evitare questi comportamenti in futuro – ha concluso il dottor Fuso - Questa modalità è utile per fornire le parole e spiegare ciò che il bambino non capisce, al fine di modificare, gradualmente, le sue modalità comportamentali in risposta alla crisi emotiva. Per far sì che nel tempo le crisi siano meno frequenti e meno intense è bene: rispettare i tempi del bambino, basare la comunicazione sulla chiarezza dei messaggi, sulla coerenza: ciò che viene comunicato da entrambi i genitori deve coincidere; ed il coinvolgimento, infatti coinvolgere attivamente il bambino negli impegni quotidiani della famiglia lo renderà più sicuro. I bambini si adattano bene ai cambiamenti, ma amano la routine e la stabilità”.

L’incontro ha reso i genitori protagonisti, infatti, la metodologia adottata è stata quella del “circle time” dove ogni partecipante ha espresso il suo punto di vista rispetto al tema della giornata e, dal confronto di gruppo, si è notato che tra le diverse famiglie emergono problematiche e difficoltà simili nella gestione dei comportamenti oppositivi dei figli, ma sono anche uscite fuori diverse strategie comuni che ognuno adotta, con risultati positivi, per far fronte alle criticità quotidiane. Questa tecnica di confronto ha mostrato ai genitori che la loro esperienza quotidiana coincide spesso con le buoni prassi teoriche fornite dagli esperti. L’importante sta nel fermarsi, di tanto in tanto, a riflettere e fare il punto della situazione, poiché il confronto a più teste ci aiuta ad alleggerirci dei pensieri accumulati e ci fa conoscere altri mondi.

Dall’incontro svolto è emerso che la maggior parte dei bambini non regge il “no” e dai divieti nascono crisi forti e durature, a volte difficili da gestire ed interrompere. Il lavoro svolto con le famiglie è stato duplice: dapprima riflettere sui comportamenti dei bambini provando a ragionare su quali sentimenti, sensazioni e pensieri si celano dietro alla crisi manifesta; poi si è passati ad analizzare la risposta comportamentale del genitore, in risposta al comportamento del bambino con le relative emozioni e sensazioni. Rispetto ai bambini sono emersi: bisogno di attenzione, gelosia per fratelli e sorelle, necessità di affermazione della propria personalità, ricerca di autonomia, paura del cambiamento. Invece i genitori hanno espresso sentimenti di: stanchezza, frustrazione, solitudine, impotenza, mancanza di tempo, fallimento. Dall’analisi di tutti questi aspetti si è convenuto che fare il genitore è un “mestiere” complesso dal quale non si va mai in ferie e non esiste un’indicazione precisa per farlo, ma il confronto, la condivisione e la programmazione sono elementi fondamentali per gestire le difficoltà del quotidiano in un mondo sempre più veloce e richiedente. Dato che all’incontro erano presenti prevalentemente mamme, ora la sfida per il prossimo anno educativo è quella di riuscire a far partecipare tutte le coppie genitoriali in maniera da poter riflettere in maniera completa, cercando di creare delle buone prassi educative

“La tavola rotonda svolta rientra nella ferma volontà - sostiene Robert Bonini coordinatore pedagogico Rete Lilliput Cooperativa Polis del nido – di generare nel servizio educativo uno spazio inclusivo in cui poter supportare una genitorialità consapevole”.

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