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#FerroGommaShow - Il “vizietto” umbro e la ricetta perfetta per un disastro nel trasporto pubblico locale

Scarsa attenzione per la quotidianità e rincorsa ai grandi progetti hanno portato alla crisi e ai tagli delle corse. Cosa fare adesso?

Riceviamo e pubblichiamo l'analisi sul trasporto pubblico da parte di Alexandru Cenusa giornalista ed esperto nel settore

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Le Idi di luglio 2019 saranno ricordate come la data in cui il trasporto pubblico in Umbria ha drammaticamente rivelato le sue fragilità. Proprio come nel film che vedeva protagonista Ugo Tognazzi, alla fine, dopo anni di assicurazioni circa il fatto che tutto andasse a gonfie vele, la bolla è scoppiata. Solo che in questo caso il “figlio illegittimo” che viene a bussare alla porta dei protagonisti altri non è che il conto per la non brillante gestione del Tpl, unito alla rincorsa ai progetti in grande stile, a scapito della umile quotidianità.

Da tempi non sospetti, anche gli organi giudiziari di controllo e garanzia hanno più volte espresso i propri dubbi al riguardo delle modalità gestionali del Tpl umbro. Ma ormai perfino il garantismo deve forse cedere il passo ad una sana dose di oggettività fattuale. 1,5 milioni di chilometri di linee del trasporto pubblico locale non esistono più dalla prima settimana di luglio 2019. A queste vanno aggiunte le fermate ferroviarie soppresse nel tratto metropolitano di Perugia, lungo la linea Foligno – Terontola, e la ex - Fcu che ancora procede con marcia a vista. Migliaia di lavoratori, studenti, pensionati, ma anche moltissimi diversamente abili, sono stati letteralmente lasciati a piedi dalla gestione umbra dei trasporti pubblici.

A Perugia, il neo eletto assessore con deleghe alla mobilità Luca Merli, ha incontrato un gruppo di utenti del Tpl perugino rimasti appiedati dopo il taglio totale delle loro corse autobus. Il neo assessore ha dovuto spiegare ai cittadini furenti e sdegnati perché hanno acquistato gli abbonamenti ai mezzi pubblici più cari d’Italia per poi ritrovarsi appiedati. Merli, seppur sicuramente il più incolpevole tra i protagonisti della vicenda, malgrado abbia dovuto accettare e ratificare il taglio delle corse autobus imposto dalla Regione, si è però fatto garante per il ripristino di almeno una parte delle corse tagliate.

Non è dato sapere se l’assessore avrà a disposizione i mezzi per mantenere questo impegno, ma oggi risuonano più che mai come un terrificante monito le parole pronunciate a suo tempo dal dirigente ingegner Naldini, del Comune di Perugia, durante la seduta della commissione che approvò il nuovo PUMS del capoluogo. In quell’occasione il dirigente perugino, dopo aver esposto tutte le migliorie che il nuovo Piano Urbano della Mobilità Sostenibile avrebbe portato nei prossimi anni, avvertì che tale piano era subordinato alla aggiudicazione del bando ministeriale per il progetto “Metrobus”, cardine e punto focale del PUMS di Perugia. Quando gli venne chiesto cosa si sarebbe dovuto fare in mancanza dei fondi che il bando garantiva, Naldini fu lapidario: “La rimodulazione del Tpl cittadino senza fondi esterni sarebbe un bagno di sangue”. A distanza di 3 mesi la cupa profezia sembrerebbe essere sulla via del compimento. Per scongiurarla, o almeno per porvi rimedio al più presto, il Comune di Perugia ha tentato nei giorni scorsi numerosi contatti con il Ministero dei Trasporti. Tali contatti sono risultati fino ad oggi infruttuosi. Così, mentre il progetto da 65 milioni del Metrobus è in una fase di stallo, in città c’è chi addirittura esulta con tanto di post pubblici trionfali su Facebook. In tali post si inneggia alla “morte” del progetto Metrobus da 65 milioni, da sostituirsi con il progetto Tram – Treno da oltre 200 milioni di euro, senza peraltro che il mezzo stesso esista, né sia omologato per la circolazione sul territorio nazionale. Tutto ciò ha del tragicomico. A Perugia ormai vedere un autobus è divenuto spettacolo raro almeno quanto poteva esserlo nel dopoguerra. Ha senso rincorrere ancora il progetto che dovrebbe cambiare tutto mentre non si riesce più a garantire nemmeno la quotidianità? Eppure nella stessa Perugia il minimetrò continua ad ergersi quale vivo monito dell’assurdità di pretendere di “cambiare tutto” con il singolo progetto in grande stile.

Nell’Umbria dei campanili spesso si parla di egemonia di alcune città sulle altre. Ebbene: il crack del Tpl locale ha messo sullo stesso piano tutti i vari campanili della regione. Così a Perugia si sono provati gli stessi disagi che provano in quel di Umbertide e Città di Castello da ormai 5 anni a questa parte, con anche una ex – Fcu che viaggia ancora priva di dispositivi di controllo marcia treno, e quindi consente di assistere al grottesco spettacolo di treni che viaggiano ad infime velocità commerciali e si fermano ai passaggi a livello. Mentre il marscianese ed il tuderte possono ormai dirsi definitivamente irraggiungibili con il trasporto pubblico locale. Ma già dal tempo della chiusura della tratta ex-Fcu che attraversava quei territori, solo coloro che non avevano alcuna scelta continuavano a servirsi delle autocorriere che collegavano Perugia con tali zone. Ancora più a sud Terni si ritrova del tutto isolata ed alle prese con una rimodulazione del tpl su gomma urbano ed extra urbano che ha lasciato i piccoli borghi del montuoso ternano sostanzialmente in balia di se stessi, in una strategia di chiusura in posizione difensiva che ormai garantisce solo i collegamenti con Narni, Amelia ed Orte.

A Foligno il Comune del neo eletto sindaco ha fatto miracoli ed è riuscito a garantire le corse per le zone montuose afferenti la cittadina e a salvare anche qualche collegamento con Spoleto. Per il resto ci si affida alla linea ferroviaria Foligno – Terontola e alla Orte – Falconara, rimaste ormai unico caposaldo del Tpl in quelle zone. A Perugia invece la Foligno – Terontola non riesce a garantire il servizio metropolitano che le è stato affidato ormai da oltre 15 anni. Con l’eccezione della sola fermata di Perugia Università, peraltro malservita dai mezzi pubblici, tutte le altre fermate lungo l’asse Perugia – Ellera di Corciano risultano servite da uno, al massimo due treni al giorno. Nel capoluogo umbro ormai solo il famigerato minimetrò continua a garantire un minimo di Tpl affidabile, seppur relegato a pochi quartieri e ad una parte del centro cittadino, malgrado proprio la sua mera esistenza sia uno dei fattori che nel tempo hanno contribuito alla stessa crisi del trasporto pubblico cittadino e regionale.

Eppure ancora oggi si fa un gran parlare di treni alta velocità e nuovi collegamenti aerei che dovrebbero rilanciare l’Umbria. Buona parte della politica regionale si vanta di essere ideatore, autore e regista di questi collegamenti e di tutto il buono che ne deriva, o che ne deriverebbe. Addirittura si accampano lotte sui meriti di treni alta velocità in territorio toscano, come se il fatto che il mio vicino di casa si compri l’auto nuova possa essere merito mio. Il tutto poi si svolge nella surreale atmosfera di treni ed aerei che dovrebbero servire a portare turismo, collocati però in orari di dubbia utilità per le esigenze turistiche, ma che soprattutto non sono collegati con niente. Il turista che voglia venire a visitare la provincia perugina dal nord può infatti scegliere se prendere il Frecciarossa, che lo farà scendere di notte nella problematica Fontivegge, oppure se prendere l’aereo da Linate e arrivare su un campo. In entrambi i casi non ci sarà alcun mezzo pubblico ad attenderli, e quindi i potenziali turisti avranno 3 possibili scelte: portarsi una bicicletta, chiamare un taxi o un accompagnatore privato, oppure farsela a piedi fino all’albergo o alla casa vacanza; per ritrovarsi poi in situazioni simili per tutta la durata della permanenza nella provincia. Sarebbe questo il biglietto da visita dell’Umbria?

Paradossalmente il miglior servizio ai turisti, dati alla mano, è garantito dagli umili treni regionali ed intercity che percorrono l’Umbria ogni giorno, e che sono ormai gli unici vettori realmente attrattivi ed affidabili per chiunque voglia conoscere la nostra regione, malgrado la politica locale spesso stenti a concedere loro anche il minimo sindacale di attenzione.

Molti a suo tempo avvertirono della incombente crisi che stava già martoriando il territorio, ma che sarebbe potuta aggravarsi di colpo in qualsiasi momento. Tra questi una delle voci più forti è da sempre quella di Carlo Reali, dell’associazione “Il Mosaico”. “Il problema è che dirigenti e politici viaggiano con l’auto blu invece che con i mezzi pubblici” disse più volte Reali sia ai mezzi d’informazione sia durante alcune conferenze tenutesi a Perugia e Città di Castello.

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