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Martedì, 23 Aprile 2024
Attualità Centro Storico / Via Cesare Caporali

Perugia da scoprire, quel tesoro sotterraneo in pieno centro storico: l'antica cisterna di via Caporali

Anche questa emergenza monumentale dovrebbe entrare a far parte di un percorso archeologico di qualità

Il problema delle risorse idriche è sempre stato essenziale per lo sviluppo di una città. I Perugini se ne occuparono fin dall’antichità: a partire dagli Etruschi, fino al Medio Evo e alle epoche successive. Gli Etruschi si presero cura del reperimento e della conservazione dell’acqua, come testimoniato da due importanti pozzi, realizzati a ridosso del Centro storico.

Il primo è certamente il più noto: parliamo del Pozzo Sorbello, databile tra il IV e la seconda metà del III secolo avanti Cristo, ossia intorno al periodo di costruzione della cinta muraria urbana. Col suo sistema architravato, regge ancora il piano stradale. L’opera prende nome dalla famiglia Ranieri di Sorbello che ne fu proprietaria.

Ma esiste anche un’altra opera idraulica misconosciuta, ma di singolare bellezza, venuta alla luce circa 30 anni fa. Si tratta del pozzo-cisterna “gemello”, situato in via Bonazzi 45, all’angolo con via Cesare Caporali. Anche questa emergenza monumentale dovrebbe entrare a far parte di un percorso archeologico di qualità.

Ha dimensioni di circa 8 metri di profondità, per un diametro di 2,64. Inglobata in una “domus” romana, fu poi cooptata nelle successive abitazioni medievali. Capriate in travertino sostengono la copertura. Al di sopra ci sono resti di un pavimento in “coccio pesto” di un secolo dopo. Entrambe le opere erano di natura pubblica, ma venero poi privatizzate.

La cisterna di via Bonazzi fu scoperta casualmente nel 1989, durante i lavori di rifacimento di un palazzo che ospitava il fatiscente Hotel Bonazzi, all’inizio di via Caporali, a valle di Corso Vannucci. Inizialmente fu rimossa la terra che ostruiva la cisterna e dell’edificio restò solo l’ossatura. L’immobile sarebbe stato poi destinato ad uso promiscuo, con uffici e negozi (oggi ospita, fra l’altro, la sede PD).

La soprintendente dell’epoca, Anna Eugenia Feruglio, notò il “miracolo” della conservazione, in un segmento di città soggetto a profonde mutazioni. Certamente l’opera si salvò a causa di un robusto muro divisorio.

L’acqua vi veniva attinta quotidianamente, almeno fino a quando la città non fu dotata di un moderno sistema di distribuzione. Il manufatto documenta la sapienza ingegneristica degli Etruschi e la loro capacità di intercettare le falde in grado di alimentare pozzi e cisterne. Immaginiamo, peraltro, quali dovessero essere le difficoltà di trivellazione con mezzi puramente manuali. La cisterna di via Caporali fa parte di  un progetto urbanistico notevole, anche per stato di conservazione. Il consolidamento è stato effettuato a cura dello Studio dell’ingegner-architetto Massimo Mariani.

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