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Umbria, da Veronica a Michele. Il tribunale dice sì: "Assicurare la piena tutela della sua salute psicofisica"

Il quarantenne ha chiesto di cambiare sesso e dati anagrafici: “Vivo già al maschile da un anno e mezzo, da quando ho iniziato la terapia ormonale”. I giudici: “La presenza nei documenti di dati anagrafici femminili a fronte di un aspetto maschile fa emergere profonde difficoltà nella vita di relazione”

“La domanda di autorizzazione a sottoporsi all’adeguamento dei caratteri sessuali deve essere accolta. Deve essere accolta anche la domanda di rettifica dell’atto di nascita. Dalla certificazione medica prodotta si evince che la presenza nei documenti di identità di dati anagrafici femminili a fronte di un aspetto maschile, già assunto a seguito di terapia ormonale, fa emergere profonde difficoltà nella vita di relazione del ricorrente. Nel caso di specie, pur essendo autorizzato il trattamento medico-chirurgico per l’adeguamento dei caratteri sessuali da femminili a maschili, appare accertato alla luce dei contenuti della relazione medica che sia contestualmente necessario autorizzare la rettificazione dei dati anagrafici al fine di assicurare la piena tutela della salute psico fisica del ricorrente nelle more dell’intervento”.

La nuova vita di Michele comincia il 20 dicembre del 2023, quando i giudici del tribunale di Terni (riuniti in composizione collegiale, Monica Velletti presidente, a latere Marzia Di Bari e Luca Ponzillo) hanno detto “sì” rispetto alla sua richiesta di sottoporsi a intervento chirurgico e – contestualmente – alla modifica dei suoi dati anagrafici.

Nato a Torre Del Greco come Veronica nel 1984, Michele si è sempre sentito maschio. Fin dalle scuole elementari quando prese una “cotta” per la sua maestra. Nel tempo, la disforia di genere è diventato un problema sempre più ingombrante. “Già dall’infanzia aveva manifestato una natura psicologica e comportamentale tipicamente maschile – scrivono i giudici nella sentenza - pur essendo un individuo di sesso biologico femminile” sentendo “soggettivamente propria l’identità sessuale maschile” e vivendo “con sofferenza la condizione di discrepanza tra l’identità sessuale attribuita alla nascita e quella di appartenenza psicologica”.

Da qui l’avvio di un percorso medico e psicologico intrapreso presso l’azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli a cui ha fatto seguito la relazione del dottor Mario Bottone, dirigente psicologo dell’unità operativa complessa di psichiatria e psicologia, anche lui fermo nel sostenere “una marcata incongruenza tra il genere esperito ed espresso (maschile) ed il genere biologico (femminile) assegnato dalla nascita”.

Il passo successivo è stato perciò quello di richiedere - assistito dall’avvocato Alessandro Gentiletti - al tribunale di Terni l’autorizzazione al trattamento medico chirurgico per adeguamento sesso con autorizzazione alle rettifiche anagrafiche.

“Sono fermo nella scelta di voler modificare il genere – ha ribadito Michele ai giudici - Ho interesse all’immediata modifica delle generalità anagrafiche nei documenti perché, a seguito del mutamento dei miei caratteri esteriori, è molto imbarazzante e difficile giustificate ogni volta la presenza di generalità femminili sui miei documenti. Di recente sono stato fermato dai carabinieri per un controllo stradale e ho avuto serissimi problemi a spiegare la situazione e a dimostrare che la persona cui si riferiva il documento ero io. Mi hanno trattenuto per più di un’ora. Ho fatto il percorso all’Università Federico II di Napoli e sono intenzionato a fare al più presto anche l’operazione. Io vivo già al maschile da un anno e mezzo, da quando ho iniziato la terapia ormonale. Mi trovo benissimo, non ho incontrato difficoltà. Sono agente di commercio. Ho urgenza di avere i documenti corrispondenti alle mie sembianze perché vorrei imbarcarmi in una nave passeggeri come marittimo e ho difficoltà proprio a causa dei documenti”.

“Da quanto attestato nella certificazione – è perciò la decisione del tribunale - il trattamento chirurgico appare necessario per consentire al soggetto una identificazione accettabile della propria personalità. Peraltro, il convincimento del soggetto appare stabilmente orientato all’assunzione totale e definitiva del sesso maschile. Inoltre, nella certificazione non sono state rilevate sintomatologie apparenti né nuclei profondi di patologia psichiatrica, tali da costituire controindicazioni alla esecuzione di interventi” Per questo dal collegio è arrivato il definitivo via libera all’intervento per “l’adeguamento dei caratteri sessuali” e per la “rettifica dell’atto di nascita”.

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