La giustizia si ferma ancora in Umbria, astensione degli avvocati: cosa non va nella riforma della prescrizione
Proclamata l'astensione dalle udienze fino a venerdì 23 novembre. La "protesta" degli avvocati penalisti
Dal 20 al 23 novembre gli avvocati della Camera Penale di Perugia si astengono dalle udienze e quindi da ogni attività giudiziaria nel settore penale. “La Camera di Penale di Perugia sente come proprie le ragioni che hanno determinato la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane a deliberare, in data 8 novembre, l’astensione nei giorni 20, 21, 22, 23 novembre” – è scritto in una nota.
Sul punto i penalisti tendono a precisare e soprattutto a sensibilizzare l’opinione pubblica “erroneamente portata a credere che l’astensione dalla udienze sia un ulteriore strumento di utilità per gli avvocati e i loro assistiti”. "Le attuali forze politiche in tema di giustizia percorrono rotte contrastanti con i principi garantisti stabiliti dalla nostra Costituzione. In tale caotico contesto si inserisce anche l’estemporaneo e asimmetrico emendamento governativo per la sospensione della prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado".
I penalisti ritengono che "eventuali interventi di modifica della disciplina della prescrizione debbano essere valutati in una visione assai più ampia e complessiva dei temi ad essa correlati concernenti la funzionalità stessa del codice penale, atteso che la prescrizione ha natura sostanziale, ma anche indubbio rilievo nella fisiologia del processo penale".
"Il punto centrale e fondamentale - è scritto in un comunicato della Camera Penale - riguarda il rapporto tra la prescrizione e la previsione costituzionale della durata ragionevole del processo la quale impone che la decisione definitiva intervenga per tutti i protagonisti di una vicenda giudiziaria (imputati e persone offese) – in tempi, per l’appunto, ragionevoli così da non abbandonarli ad una sorta di fine processo mai. Non possiamo ignorare che l’essere sottoposti a processo, con la presunzione di innocenza garantita dalla nostra Costituzione, è già di per sé una pena".
La immotivata proposta di eliminare l’operatività della prescrizione dopo la sentenza di primo grado (non distinguendo, perdipiù, tra la pronuncia di condanna e di assoluzione) spiegherebbe i suoi nefasti effetti in danno di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda giudiziaria.
I penalisti criticano la proposta sotto due aspetti: quello del metodo e quello del merito. Il primo perché “"materie complesse come il processo penale non possono essere affrontate e anzi stravolte mediante emendamenti dell’ultima ora senza un confronto con la comunità dei giuristi". Mentre, dal punto di vista del merito, i penalisti precisano che "il processo penale è un rito pubblico solenne e la sua durata non può essere ridotta eliminando le garanzie difensive per imputati e parti offese. Se si vuole riformare il processo penale lo si deve fare organicamente dibattendone nelle sede parlamentare con l’apporto della comunità dei giuristi".