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Piano faunistico regionale, via libera da Palazzo Cesaroni: le novità del documento

Approvato il documento di programmazione che vuole tutelare la biodiversità, nel rispetto delle esigenze dei cacciatori e dell'agricoltura

L’Assemblea legislativa dell’Umbria, con il voto favorevole dei consiglieri dei gruppi Pd, SeR, Misto-Articolo1, Lega, Misto-Ricci Presidente/IC, Misto-Fiorini per l’Umbria, e l’astensione di Leonelli (Pd), ha approvato il Piano faunistico venatorio regionale 2019-2023.

Il relatore dell’atto, Attilio Solinas (presidente Terza commissione), ha sottolineato che il Piano, predisposto dall’Esecutivo di Palazzo Donini, “è un atto importante e molto atteso. Portarlo oggi in Aula non è una velleità elettorale, ma un modo di rispettare una domanda forte che viene dal territorio, in particolare dalle associazioni venatorie e da quelle degli imprenditori agricoli. Votarlo oggi è un atto di buon senso”.

Al momento del voto dell’Assemblea per poter discutere l’atto nella seduta di oggi, 8 agosto, il consigliere Valerio Mancini (Lega) ha sottolineato come “senza la presenza della Lega e di altri consiglieri dell’opposizione questa seduta non si sarebbe potuta svolgere. Stona l’assenza del presidente della Giunta, Paparelli”. Anche il consigliere Claudio Ricci (misto-Rp/Ic) ha detto di rimanere in Aula perché “il Piano è un atto istituzionalmente doveroso per la gestione del quadro faunistico venatorio, ma anche per rispetto delle associazioni venatorie e delle attività agricole ambientali”.

Il Piano faunistico venatorio

E' stato redatto sulla base del precedente. Effettua la riunificazione di quanto già previsto nei Piani delle due Province (che hanno di nuovo in capo la gestione della materia), e approfondisce alcuni aspetti relativi alla pianificazione territoriale. In aggiunta c’è un corposo studio sullo status della fauna selvatica in Umbria sulla base del quale sono state fatte le scelte sulle zone di ripopolamento, le oasi, le aree di rispetto venatorio e gli appostamenti. Altri elementi di novità introdotti sono la formazione delle guardie venatorie e degli stessi cacciatori, oltre all’adeguamento delle normative rispetto alle prescrizioni del nuovo Psr in materia di tutela dell’ambiente.

Il Piano ha come obiettivi principali "la tutela e il recupero della biodiversità che si pone come nuovo ed aggiornato punto di riferimento delle strategie per ottimizzare la pianificazione faunistica venatoria". Inoltre punta al conseguimento "delle densità ottimali e alla conservazione delle popolazioni di fauna selvatica, attraverso la riqualificazione delle risorse ambientali e la regolamentazione del prelievo venatorio".

Il Piano, oltre all’analisi faunistico-ambientale, considera l’insieme delle dinamiche sociali ed economiche nelle quali è inserito e con le quali deve interagire. In particolare punta a "comporre le diverse esigenze che animano le categorie sociali del mondo venatorio e agricolo, ma anche quelle di ambientalisti, ricercatori, educatori e formatori ambientali, utenti del turismo escursionistico e non solo".

 Lo scopo principale del Piano è quello di "coordinare ed armonizzare tutti gli interventi di gestione e pianificazione riguardanti la fauna selvatica presente sul territorio regionale. Gli strumenti funzionali sono: linee di indirizzo e coordinamento con precise indicazioni per conseguire l’omogeneità e l’uniformità delle normative emanate a livello regionale; la costante raccolta, controllo ed analisi degli interventi gestionali programmati nell’ambito conservazionistico ed in quello venatorio; l’individuazione delle metodologie da utilizzare per il monitoraggio ed il controllo delle popolazioni di fauna selvatica; la predisposizione e il continuo aggiornamento di un archivio cartografico tematico di base, riguardante tutte le componenti dell’habitat che interessano ed influenzano la presenza e la distribuzione della fauna selvatica sul territorio, nonché dei dati di presenza faunistici sul territorio".

Gli ambit di influenza del piano vanno dalla natura e biodiversità (individuazione delle aree di rilevante interesse da sottoporre a tutela faunistica; Interventi orientati al miglioramento degli ecosistemi; Contenimento dei rischi derivanti dalla presenza/introduzione di specie critiche) all'attività agro-forestali (interventi di miglioramento ambientale e svolgimento delle normali attività di coltura con piccoli accorgimenti per il rispetto della fauna). Quindi pianificazione del territorio e interventi antropici (individuazione delle criticità nella connettività ecologica; indicazioni per conservazione, ripristino e incremento della connettività), sicurezza pubblica (per quanto riguarda specie che causano incidenti stradali o danni all’ambiente naturale (boschi, alvei, vegetazione lacustre) o all’agricoltura).

Le risorse finanziarie necessarie per le attività di programmazione e gestione faunistica, derivano dai proventi delle tasse pagate dai cacciatori. La Regione Umbria conta circa 27mila possessori di licenza di caccia e le associazioni venatorie, che ne riuniscono una parte, hanno un importante rilievo sociale.

  

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