rotate-mobile
Attualità

A un anno dalla scomparsa del "principe" degli antropologi: per non dimenticare il grande Tullio Seppilli

Negli anni '50 divenne assistente di Etnologia all'Istituto di Civiltà Primitive dell'Università di Roma, iniziando a collaborare col grande antropologo Ernesto De Martino

Ricordando l’antropologo Tullio Seppilli, un anno dopo la scomparsa, avvenuta all’età di 89 anni. Uomo di elevata cultura e docente di singolare attitudine didattica. Il suo insegnamento aborriva la pedagogia di precetti e preferiva la trasmissione della passione e della curiosità.

Al suo magistero si sono formati studiosi di lusso: tra gli altri, Giancarlo Baronti, Paolo Bartoli, Cristina Papa, Piergiorgio Giacchè, Massimiliano Minelli, Gianni Pizza, Paola Falteri. All’epoca, la disciplina si chiamava “etnologia” e non ancora “antropologia culturale”.

Le sue lezioni erano sempre affollatissime in un’Aula Magna con gli studenti in piedi, tra fumo e blocchi di appunti. Era il mitico Sessantotto e Tullio ne fu persuaso interprete, lottando per riformare una cultura solo trasmissiva e non motivazionale. Seguendo il detto di Platone che considerava gli allievi “non vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”. Fu non solo vicino ai movimenti di contestazione studentesca, ma insegnò lo stretto rapporto esistente tra il biologico, il sociale e il politico

Figlio dell’igienista Alessandro Seppilli, e dell'antropologa Anita Schwarzkops, Tullio si era trasferito  con la famiglia in Brasile (a tutela della madre ebrea), a seguito delle leggi razziali fasciste del 1938. Tornato in Italia, studiò Scienze Naturali alla Sapienza di Roma, laureandosi nel 1952 con una tesi in Antropologia fisica. Nello stesso anno, divenne assistente di Etnologia presso l'Istituto di Civiltà Primitive dell'Università di Roma, iniziando a collaborare col grande antropologo Ernesto De Martino.

Dal 1966 al 1975 insegnò anche a Firenze, chiamato da Eugenio Garin e  Cesare Luporini. È stato presidente della Società Italiana di Antropologia medica (S.I.A.M.). Padovano di nascita, perugino d’adozione, ha tanto amato Perugia. Non meno del padre  Alessandro, che ne fu  sindaco dal 1953 al 1964.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

A un anno dalla scomparsa del "principe" degli antropologi: per non dimenticare il grande Tullio Seppilli

PerugiaToday è in caricamento