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Ricorrenze identitarie, un numero monografico della rivista "Il Ponte" per il cinquantenario della morte di Aldo Capitini

Un cinquantenario da celebrare degnamente. Si avvicina la ricorrenza del 19 ottobre 1968, quando Aldo Capitini  lasciò per sempre la sua Perugia

Un cinquantenario da celebrare degnamente. Si avvicina la ricorrenza del 19 ottobre 1968, quando Aldo Capitini  lasciò per sempre la sua Perugia. La rivista “Il Ponte” (fondata 74 anni fa da Piero Calamandrei) dedica al filosofo della nonviolenza un numero monografico, curato da Lanfranco Binni e Marcello Rossi,  con vari contributi di studiosi che esaminano diversi aspetti biografici e di pensiero dell’autore perugino.

Capitini collaborò assiduamente con la rivista (dal 1945 al 1965) e, oltretutto, svolse un ruolo fondamentale nella formazione del gruppo liberalsocialista fiorentino che l’avrebbe animata. Va anche ricordato l’impegno profuso personalmente da Lanfranco Binni e Marcello Rossi  ristampando alcuni libri capitiniani, altrimenti ormai introvabili. Fra essi: “Antifascismo tra i giovani”, “Nuova socialità e riforma religiosa”, la summa filosofica de “La compresenza dei morti e dei viventi” e “La mia nascita è quando dico un tu”, appositamente concepito per le scuole.

Il numero monografico della rivista è suddiviso in tre sezioni. Nella prima, intitolata “Dal liberalsocialismo al potere di tutti”, Marcello Rossi focalizza il proprio contributo su “Un liberalsocialista concreto tra Perugia e Firenze” mentre Lanfranco Binni analizza il rapporto tra “Capitini e il Sessantotto”.

La seconda, “Studi ricerche testimonianze”, ospita invece saggi di  Sandro Gentili, Luciana Brunelli, Antonio Resta, Piero Casentini, Massimo Jasonni, Giancarlo Gaeta,  Alex Borghi, Alba Cavicchi, Fabrizio Bracco, Francesco Pullia, e Marco Pierini che scrive un toccante e imperdibile saggio dal titolo “Quella stanzetta della torre campanaria. Il recupero dell’appartamento di Capitini in Palazzo dei Priori a Perugia”. La terza propone, infine (a cura dell’archivista Anna Alberti), undici scritti capitiniani rari e inediti.

Insomma: un omaggio dovuto a una figura di pensatore e di studioso che la Vetusta porta al petto come una medaglia.

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