rotate-mobile
Attualità

25 Aprile, Romizi: "Non dimentichiamo chi perse la vita per combattere le leggi razziali"

Il discorso integrale del sindaco per la Festa della Liberazione: "E' la festa di un nuovo inizio per l’Italia e per l’Europa".

La festa di oggi, il 25 Aprile, è innanzitutto la festa della libertà ritrovata, la festa che ricorda la fine della guerra, la festa di un nuovo inizio per l’Italia e per l’Europa. A quella stagione – ed è questo, credo, il senso più importante della celebrazione di oggi – parteciparono donne e uomini di grande tempra; donne e uomini che hanno dato moltissimo alla nostra comunità, cittadina e nazionale, in termini di impegno e di esempio, spendendosi prima per la libertà e poi per la ricostruzione, mettendo in pericolo la loro stessa vita.

Quest’anno mi piace ricordare una figura su tutte: Fernanda Maretici Menghini, scomparsa ad oltre 100 anni lo scorso 28 febbraio. Perché voglio ricordare Fernanda Maretici? Perché incarnò al tempo stesso la lotta per la libertà e la voglia di ricostruzione. Dopo aver combattuto contro la dittatura, fu, insieme a Elena Binni, la prima donna eletta in Consiglio comunale a Perugia nelle elezioni del 7 aprile 1946. Conseguita la prima elezione, divenne protagonista di quella fase di svolta, di quella stagione in cui Perugia e l’Italia fecero tutti gli sforzi possibili per rialzarsi dalle macerie della guerra. Dal maggio 1952 al novembre 1960 fu assessore del nostro Comune, animando sapientemente il mondo del sociale e della cultura. Fu, più tardi, animatrice del Centro internazionale del libro scolastico (nato nel 1986) e, il 18 marzo 2010, fece dono all’ISUC del suo grande patrimonio librario di oltre 5000 volumi, alcuni dei quali particolarmente preziosi. «Il razzismo vero è la privazione della cultura», sostenne più volte Fernanda Maretici, lasciandoci un insegnamento particolarmente significativo.

Ho avuto il piacere di conoscere Fernanda Maretici, ho avuto il piacere, da Sindaco, di premiarla con il baiocco d’oro. Ho conosciuto una persona che, alla soglia dei 100 anni, ancora trasmetteva eleganza – ci ricevette curata nell’aspetto, assistita dai propri familiari – trasmetteva voglia di fare e amore per la propria città!

Sempre ricordando nostri illustri concittadini, non possiamo non menzionare la straordinaria figura di Aldo Capitini, di cui ricorrono proprio quest’anno 50 anni dalla morte.

Egli, per primo, si pose intimamente il tema del dopo-il-fascismo e di come fosse necessaria una nuova socialità da preparare, costruire e creare a poco a poco. In ciò ponendo come centrale il problema dellorientamento, mai venendo meno a quella sollecitazione morale e politica compiuta con coraggio anche negli anni della guerra.

Quest’anno, il 2018, è però un anno storicamente speciale, poiché cadono gli 80 anni dalle leggi razziali, leggi vergognose ed incomprensibili. Su quella triste pagina di Storia, come Amministrazione comunale, abbiamo già realizzato alcune iniziative ed altre ne stiamo approntando per il prossimo autunno. Anche oggi però, il 25 Aprile, va ringraziato chi seppe opporsi alle leggi anti-ebraiche, rischiando la propria vita.

Ci fu il male, certo, ma ci fu anche il bene, che va riconosciuto, ricordato e additato come esempio. Ci fu una vera e propria filiera del bene, mossa solo dalla volontà di aiutare il prossimo, senza tornaconto, che si manifestò anche in Umbria e a Perugia. Ci fu una filiera del bene a cui bisogna guardare con gratitudine e speranza.

A questa filiera, fattiva e silenziosa, che riuscì a salvare centinaia, forse migliaia di ebrei, parteciparono anche nostri concittadini, oggi riconosciuti come «Giusti fra le nazioni». Fra questi mi piace ricordare in particolar modo don Federico Vincenti (1885-1955), parroco di Porta Santa Susanna, in via della Sposa, che nascose e protesse gli ebrei rifugiati nella zona di Perugia, ricoverandoli nella soffitta della canonica e procurando loro documenti falsi necessari per metterli in salvo. Don Vincenti, com’è noto, non fu solo. Il suo silenzioso eroismo agì di concerto con quello di Don Aldo Brunacci (sacerdote del duomo assisano di San Rufino), di padre Rufino Niccacci, di Luigi e Trento Brizi (proprietari della piccola tipografia che falsificò documenti e salvò vite), del campione del ciclismo Gino Bartali (1914-2000), del Sindaco santo Giorgio La Pira.

Quella condotta tra l’Umbria e la Toscana fu una vera e propria rete di salvataggio, fu una vasta opera di soccorso, silenziosa e rischiosissima, che produsse frutti di vita e di bene.

Per comprendere al meglio il senso del 25 Aprile, credo sia necessario rivolgere il nostro pensiero, il nostro sguardo, ai protagonisti di quella stagione, ai protagonisti di gesta eroiche in favore della vita, dell’uomo e della libertà. A loro, che ancora oggi ci sollecitano al valore e alla speranza, la nostra gratitudine e il nostro impegno a tenere vivo il loro esempio di coraggio e umanità!

Nella memoria di tutti coloro che in quegli anni si sono spesi per difendere i valori della libertà e della democrazia, anche con il sacrificio estremo - di vite spesso molto giovani -, e che oggi non sono più con noi abbiamo ritenuto importante riservare un momento di testimonianza a chi allora c’era e fu protagonista di quei fatti:

Francesco Innamorati, che durante la resistenza fu responsabile a Perugia del giornale clandestino “La nostra lotta”, per poi arruolarsi come combattente nella Divisione Cremona, venendo decorato al valore militare;

Mirella Alloisio, partigiana combattente, membro del Comitato per la liberazione in Liguria e decorata con la croce al merito di guerra.

Grazie

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

25 Aprile, Romizi: "Non dimentichiamo chi perse la vita per combattere le leggi razziali"

PerugiaToday è in caricamento